Otto storie affidate ad altrettanti registi per raccontare il mancato impegno al raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo del millennio.
Nel 2000, le Nazioni Unite formularono e diffusero un programma per risolvere entro il 2015, alcuni dei problemi del pianeta.
Obiettivi che andavano dallo sradicamento della povertà e della fame allo sviluppo di una partnership mondiale per lo sviluppo, passando per la garanzia dell’educazione primaria universale, la parità tra i sessi, la riduzione della mortalità infantile, il miglioramento delle condizioni materne, la lotta all’AIDS e altre malattie, la sostenibilità ambientale.
Purtroppo, ad oggi, tutto quanto ciò che era stato detto sembra essere finito nel nulla, ed i grandi della Terra ignorano quanto era stato deciso.
Così Wenders si affida alla creatività ed alla professionalità di questi otto registi per denunciare ed esortare le persone ad impegnarsi per far si che queste piaghe vengano curate al più presto.
La delicatezza dei temi trattati non da spazio eccessivo alle sperimentazioni artistiche, comprensibile anche perchè il messaggio umanitario è più forte di qualsiasi tentazione sulla sperimentazione di nuove forme di linguaggio, fermo restando che questa autolimitazione non giova alla pellicola.
Mira Nair, nel trattare il tema delle opportunità, rimane piuttosto fredda e distaccata. Van Sant associa la mortalità infantile allo skate. Bernal ambienta in Islanda il problema dell'educazione primaria.
L'unico che in qualche modo si mette in gioco artisticamente è Jane Campion. Stilisticamente poetico e creativo, anche se quasi surreale, trattando il tema della sostenibilità ambientale visto con gli occhi dei bambini è l'unica voce che può arrivare urlando lo slogan "mantenete le promesse".
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